RELAZIONE TECNICA
a cura delle restauratrici Maria Ida Giannelli e Cristiana Sani
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Oggetto
Due angeli con cornucopia in legno dipinto e tracce di doratura (bordo vesti), misure 204x85x80 cm.
Stato di conservazione
Parti staccate (piede dx., frammento di panneggio ed ali) e fessurazioni in alcune parti del corpo (base, gambe). La superficie visivamente si presenta di color bianco piuttosto sporco.
Analisi della superficie pittorica
E’ stata effettuata un’analisi stratigrafica della superficie pittorica, attraverso campioni rappresentativi, prelevati in n. 5 aree di entrambe le sculture.
Dall’analisi si è riscontrata la presenza di 3 strati sovrapposti:
• I strato (superficiale): carbonato di calcio - CaCO3 (stesura a calce).
• II strato (intermedio): gesso ----------------- CaSO4 . 2H2O .
• III strato (originale): gesso ------------------- CaSO4 . 2H2O .
Dall’analisi chimica non si è evidenziata la presenza di ossalati, né tanto meno di sostanze organiche di alcun tipo.
Operazione di pulitura: obiettivo
Dalle indagini preliminari, attraverso saggi, è apparso chiaro che il fine ottimale fosse il recupero dello strato originale perché presente su tutta la superficie delle 2 sculture e perché questi conserva la sua patina pressoché intatta. Il recupero della superficie originale permette di leggere il valore plastico e il modellato delle due sculture.
Analisi dei metodi di intervento
La difficoltà immediatamente riscontrata nel raggiungimento di questo obiettivo è dovuta al fatto che sia l’originale ( III strato), sia lo strato intermedio (II strato) sono chimicamente simili (gesso) e che sono a diretto contatto senza che materiali organici facciano in qualche modo un film o una barriera di distinzione. Da qui l’impossibilità dell’utilizzo di un qualsiasi solvente, poiché questi non è in grado di discernere chimicamente i due strati attaccandoli entrambi.
Il gesso ha inoltre una notevole capacità assorbente, perciò qualsiasi principio attivo disciolto in un mezzo veicolante acquoso attraversa immediatamente entrambi gli strati, arrivando al legno sottostante.
Si è ipotizzato anche di utilizzare solamente acqua, ma il bagnarsi degli strati impedisce la loro distinzione. Anche qualora fosse possibile leggerli distintamente abbiamo la perdita della patina originale durante la rimozione del secondo strato.
A causa delle difficoltà suddette sono state cercate nuove ipotesi di lavoro con la consulenza di esperti esterni, le soluzioni proposte si sono però rivelate inefficaci.
- Proposta del Prof. Mauro Matteini (Direttore dell'Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del C.N.R./Firenze): utilizzo della carbossimetilcellulosa come supportante per la dispersione di soluzioni reattive acquose (EDTA, (NH4)2CO3).
Problemi riscontrati:
• rimozione sicura del gel e quindi del principio attivo;
• perdita di differenziazione tra gli strati con la perdita della patina nel migliore dei casi se non addirittura dello strato originale
- Proposta Prof. Luigi Dei (Presidente del Corso di Laurea in Tecnologie per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali - Dipartimento di Chimica – Università degli Studi di Firenze): utilizzo di acqua deionizzata e di un detrattore con alta capacità assorbente. Il metodo consiste nel bagnare la superficie pittorica con gocce di acqua e poi tamponarla col detrattore richiamando all’esterno l’acqua.
Problemi riscontrati:
anche in questo caso perdita di differenziazione tra gli strati e conseguenze sopradette.
Sono stati inoltre consultati i Dott. Renzo Salimbeni e Salvatore Siano (Istituto Elettronica Quantistica del C.N.R. di Firenze) per un possibile utilizzo del laser che hanno spiegato la non applicabilità della tecnica perché:
• il laser funziona su principio dell’assorbimento della luce: la superficie delle due sculture è bianca quindi la luce viene respinta e non assorbita;
• l’identità chimica del secondo e terzo strato impedisce al laser di effettuare una distinzione tra i due.
Anche l’ipotesi di utilizzo di speciali coloranti capaci di aiutare l’assorbimento del laser è stata scartata: il pericolo è di macchiare in modo indelebile lo strato originale e il legno sottostante.
Il Dott. Salimbeni ha inoltre proposto l’uso di una nuova apparecchiatura laser accoppiata ad uno spettrografo.
Problemi riscontrati:
tale apparecchiatura dovrebbe distinguere gli strati in base alla loro risposta allo spettrografo, che rileva la parte organica. La rivelazione alla quale dovrebbe arrivare lo strumento è a livello di parti per milione, quindi più alta delle tecniche utilizzate nell’analisi chimica stratigrafica che, come già riportato, non ha rilevato sostanza organica. Non ci sono però strumenti in grado di arrivare alla sensibilità necessaria.
Va comunque ricordato che l’apparecchiatura laser presa in considerazione è fissa e non trasportabile.
Metodo di pulitura adottato
La difficoltà principale della pulitura non è tanto la sgrossatura ( rimozione totale del primo strato e assottigliamento del secondo) quanto quella di portare alla luce lo strato originale senza intaccarlo e conservando intatta la sua patina. Per questo motivo si è optato per una metodologia completamente meccanica: l’asporto dei due strati di ridipintura avviene manualmente con l’uso di bisturi e di raschiatoi da doratura. Questa pulitura richiede abilità manuale e molto tempo soprattutto in quelle zone della superficie dove sono presenti profondi sottosquadre: pieghe del panneggio, riccioli della capigliatura, intaglio delle cornucopie, delle ali ecc.).
Alla suddetta fase di pulitura hanno fattivamente collaborato come volontarie le giovani restauratrici diplomate ai corsi dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze:
Cecilia Marini
Christianne Mora Ramirez
Giovanna Raspa
Marianela Beatriz Salazar Albornoz
e
Daniela Stianti