IL RESTAURO DELL'AFFRESCO STACCATO RAPPRESENTANTE
"La Madonna del Latte"
PROVENIENTE DALLA CHIESA DI SAN LORENZO A PONTE A GREVE, FIRENZE


RELAZIONE A CURA DEGLI STUDENTI DEI CORSI U.I.A. 1990/1991:
Pierpaolo Brunori, Duarte Joao De Sà Noguiera, Mara Dindo, Cristina Manuela Ferreira Cunha, Cristina Fossi, Roberta Garbero, Elena Onnis, Guia Silvani, Giulia Vongher, Fani Zupan

L'affresco dopo il restauro

MISURE: 99 x 114 x 5 cm
TECNICA ESECUTIVA: pittura murale ad affresco
AUTORE: Ignoto di scuola fiorentina
EPOCA: inizio XV secolo
DIREZIONE DEI LAVORI: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze (Dott.ssa Rosanna Caterina Proto Pisani, Dott.ssa Maria Paola Masini)
ESECUZIONE DEI LAVORI: Università Internazionale dell'Arte di Firenze
DOCENTI: Sabino Giovannoni, Daniela Murphy, Stefania Franceschini

TECNICA ESECUTIVA

La pittura murale è stata eseguita secondo la tradizionale tecnica del 'buon fresco', non si riscontrano tuttavia tracce visibili del disegno preparatorio, ne come disegno diretto, né come spolvero, né tanto meno come impronta di un cartone preparatorio.
Sono riscontrabili invece, soprattutto a luce radente, le incisioni dirette eseguite per l'impostazione degli elementi architettonici e per la rastrematura delle aureole.
Per la realizzazione del manto della Madonna è stata impiegata la tradizionale stesura in affresco a morellone (silicato di ferro) come base per la successiva stesura a tempera dell'azzurrite.
Le aureole, leggermente rilevate, dovevano essere originariamente dorate a missione, tuttavia al momento attuale non è stato possibile riscontrare alcuna traccia di doratura ne originale, ne di interventi successivi.

Riprese a luce radente prima del restauro


STATO DI CONSERVAZIONE


Una iscrizione sul retro dell'affresco staccato fornisce insperatamente notizie sulle più importanti vicissitudini subite da quest'opera: da essa risulta che l'affresco fu staccato dalla sua collocazione originaria nel gennaio del 1907 e restaurato nel maggio del 1956 (staccato dal muro il 17/01/1907 e rifatto il 25/05/1956).
Probabilmente nella prima di queste due fasi, le dimensioni dell'affresco furono ridotte con conseguente perdita di tutta la zona perimetrale e di parte delle figure laterali. L'affresco prima del restauro
La riadesione del frammento fu eseguita, secondo la metodologia di prassi, su un supporto costituito da rete metallica e telaio ligneo perimetrale affogati in una malta a base di gesso che doveva sostituire la struttura rigida originaria della muratura. Il retro dell'affresco
Tutta la zona perimetrale, che risultava frammentata, fu stuccata a calce e sabbia e integrata ad imitazione degli elementi mancanti (parti del trono della Madonna e delle quattro figure laterali). Risultano coeve a questo intervento anche alcune stuccature e integrazioni nella zona centrale dell'affresco, mentre rare tracce di una ridipintura più antica sul manto della Madonna testimoniano che la pittura murale aveva subito in passato altri interventi di manutenzione.
Presumibilmente risale al 1907 anche la rimozione dello scialbo che occultava l'affresco. La messa in luce di questa immagine devozionale deve aver fatto optare per lo stacco della stessa, piuttosto che per la sua demolizione.
Lo stato di conservazione generale poteva considerarsi generalmente buono, sia per la buona adesione dell'affresco al supporto di gesso sia per lo stato della pellicola pittorica che risultava solo in piccola parte decoesa o abrasa. La lettura del testo era però gravemente ostacolata dall'alterazione di un fissativo organico, applicato nell'intervento conservativo del 1956, che abbassava il tono cromatico originale.

INTERVENTO DI RESTAURO

II frammento di affresco è stato inizialmente studiato a luce visibile e successivamente a luce ultravioletta per individuare con maggior precisione l'entità e l'estensione delle ridipinture presenti.
Dopo la normale campagna fotografica a luce diretta e a luce radente, si è proceduto al preconsolidamento della pellicola pittorica nelle zone in cui questa si presentava particolarmente debole o decoesa.
L'adesivo utilizzato, costituito in parti uguali da case/nato di ammonio al 5% e acqua di bario, è stato iniettato a tergo delle scaglie di colore mediante l'interposizione protettiva di carta giapponese. Il successivo tamponamento con spugne naturali imbevute in acqua deionizzata, oltre a garantire la riadesione delle scaglie di colore al supporto, ha consentito anche la rimozione dell'adesivo in eccesso. Prove di pulitura A pulitura quasi conclusa La pulitura del nero fumo è stata eseguita con cotoncini imbevuti in sola acqua deionizzata. Una serie di microtest preliminari ha infine orientato la scelta su una nuova metodologia di intervento basata sull'impiego di un gel di recente formulazione (conosciuto come Addensante C.T.S.) le cui proprietà sembravano particolarmente adatte a questo caso. Il materiale, che si presenta sotto forma di povere biancastra inodore, si rigonfia con l'acqua dando luogo ad un gel dalle spiccate caratteristiche di ritenzione idrica, esso inoltre non veicola attraverso la carta giapponese e può essere addizionato con agenti alcalini senza subire modifiche alla struttura chimico-fisica.
Nel caso specifico una ritenzione di acqua molto elevata era fattore indispensabile per la presenza di gesso a tergo della superficie originale mentre la scarsa evaporazione avrebbe favorito il sufficiente rigonfiamento del materiale proteico superficiale.
Il gel, addizionato con una percentuale di carbonato di ammonio del 3%, è stato steso su fogli di carta giapponese 502 per un tempo di contatto variabile dai 5 ai 10 minuti.
Particolare di restauro pittorico La rimozione dei materiali organici rigonfiati è stata eseguita con spugne naturali imbevute in acqua satura di ammonio carbonato.Dove necessario la pulitura è stata ripetuta una seconda volta.
Per prevenire possibili microsolfatazioni all'interno della struttura supportante, costituita da gesso, è stato eseguito un impacco di idrossido di bario al 6% supportato da Arbocel BC 1000 e BC 200 (1:1) in spessore molto sottile per limitare al massimo l'apporto di umidità.
Trascorsi quindici giorni, l'affresco è stato rilavato con acqua deionizzata e stuccato, dove necessario, con malta costituita da calce e sabbia.
Il restauro pittorico, eseguito con pigmenti minerali in polvere e caseinato di ammonio al 4% come legante, è stato condotto a velature nelle abrasioni e a selezione sulle stuccature, il rifacimento perimetrale dovuto all'ultimo restauro è stato mantenuto, su indicazione della Direziono dei lavori, quale testimonianza storica e ormai parte integrante dell'opera.

L'affresco è stato ricollocato nella Chiesa di San Lorenzo a Ponte a Greve l'11 ottobre 2001.